Facendoci aiutare da “Sapere.it” abbiamo scovato una definizione abbastanza comprensibile e completa della parola "emozione", che altro non è se non una “reazione psicofisica (che coinvolge sia il corpo sia la mente), piacevole o spiacevole, a eventi esterni e interni”.
Vi sono due tipi di emozioni:
- le emozioni primarie sono una risposta automatica e istintiva agli stimoli esterni e vengono espresse da tutti allo stesso modo.Sono innate e universali; nello specifico sono: gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, sorpresa, fiducia, aspettativa;
- le emozioni secondarie invece hanno origine dalla combinazione delle emozioni primarie, e si sviluppano con la crescita e l'interazione sociale. Sono complesse e sociali, come ad esempio il senso di colpa, l’invidia, la vergogna.
Ci teniamo a sottolineare che non esistono emozioni “belle” e “brutte/sbagliate”. Tutte le emozioni sono importanti (sì, anche la rabbia!), da conoscere, da saper vivere e alle quali non soccombere!
Possiamo provare a leggere libri sulle emozioni, a nominarle e dare consigli su come viverle al meglio…fin da quando sono appena nati. Certo, non comprenderanno esattamente tutto quello che diciamo, ma è anche una buona scuola di pratica per noi genitori. Facciamo capire loro, con poche e chiare parole, che diamo spazio alle loro emozioni e le rispettiamo; diamo loro un nome e associamo a loro manifestazioni di comportamento (e.s. “Guarda come sei felice…hai un bellissimo sorriso sulle tue labbra e non smetti di ridere” o “Mi sembri arrabbiato…continui a ringhiare e a battere i pugni”). Col tempo, anche i bambini impareranno a “etichettare” le loro emozioni, per saperle gestire. Insegniamo anche come gestirle, dando strategie (e.s. “Vedo che sei triste, infatti stai piangendo…vuoi sederti e raccontarmi?”).
Quando hanno 4 o 5 anni, i bambini mostrano un incremento nella capacità di riflettere sulle emozioni. Le emozioni giocano un forte ruolo sul successo delle relazioni tra pari: le emozioni ci aiutano a leggere cosa ci succede, sono la nostra prima finestra sul mondo. La capacità di riconoscere le nostre emozioni, di viverle in modo consapevole, ci permette di comprendere non solo quello che accade dentro di noi, ma anche quello che accade attorno a noi.
Come insegnare a riconoscere le emozioni?
Cari genitori, i libri vi vengono in aiuto: potete mostrare, ad esempio, delle immagini di volti (o due immagini da te create nello specchio), o leggere dei testi e riflettere insieme a vostro figlio sullo stato d'animo dei personaggi che da questi sono descritti e raffigurati, può essere utile per insegnargli ad identificare negli altri le stesse emozioni che ha sperimentato su se stesso.
La narrazione e la lettura di libri o favole sono le strategie ideali per lavorare sulle emozioni. Attraverso le esperienze dei personaggi (esterne al bambino), ciò che provano e sperimentano, sarà possibile per vostro figlio riconoscere ed identificare i vari tipi di emozione e anche parlare delle situazioni problematiche (che coinvolgono il vostro bambino). Un po’ come accade a noi adulti che invece di parlare di noi stessi diciamo “A un mio amico è successo che”... l’attenzione si sposta da noi a qualcun altro (in questo caso un personaggio di una storia), con il quale possiamo rivivere situazioni capitate a noi direttamente, ma senza sentirci gli occhi di tutti puntati addosso.
Come aiutare i bambini ad esprimere le emozioni?
- sintonizzarsi con le emozioni del proprio figlio, permette di entrare in relazione con lui, offrendo sicurezza e comprensione. Iniziare una frase con “Lo so che ti senti triste, arrabbiato, deluso,….” aiuta il bambino a percepire l'empatia nei suoi confronti. Inoltre, ciò fa passare il messaggio che se ne può parlare e lo aiuta a sviluppare la sua intelligenza emotiva;
- non sminuire quello provato: frasi come “Non piangere che sei grande” oppure “Non ti sarai mica arrabbiato per questa cosa?”... fanno sentire il bambino “inadatto”. Piangere è un diritto di tutti, indifferentemente dal genere e dall’età! Non si è più deboli perché si piange, è solo una delle mille manifestazioni di alcune emozioni come la rabbia, la felicità, la tristezza…
- non dare un tempo: “Se non la smetti di piangere entro due minuti…” a volte anche noi adulti non troviamo l’interruttore per “terminare” determinate emozioni!
- qualora nel pieno di una “crisi” emotiva, cerca di far calmare tuo figlio prima, poi gli parlerai. Sarebbe troppo distratto e sovraccaricato da quello che sta vivendo, non sentirebbe quanto vorresti dirgli, anche se per calmarlo. Una volta calmato, rivivi con lui quanto successo, cercando di capire il fattore scatenante, che cosa abbia provato, le conseguenze delle sue azioni e come gestire meglio in futuro.
Cosa significa intelligenza emotiva?
L'intelligenza emotiva viene definita come la capacità di un individuo di riconoscere, di distinguere, di etichettare e di gestire le emozioni proprie e degli altri.
Come aiutare i bambini a sviluppare l'Intelligenza emotiva:
- ascoltare con empatia (mettersi nei panni del bambino);
- essere consapevoli delle emozioni del bambino;
- parlarne insieme a lui: potete prendere spunto da una lettura di un libro adatto allo scopo;
- insegnare al bambino a dare un nome alle emozioni, ad individuarle e “a guardarle in faccia”;
- cercare una soluzione senza distrarlo delle emozioni negative che sta provando.
E se mio figlio non sa affrontare le proprie emozioni?
Per alcune persone, sia bambini che adulti, non è facile affrontare e gestire le proprie emozioni: queste persone vivono un disagio nel confrontarsi con la propria dimensione emotiva, affettiva e relazionale e manifestano inibizione emotiva (ovvero si rifiutano di ascoltare le proprie emozioni e di fermarsi per gestirle) o eccessiva irrequietezza. In questo caso la psicologia rileva un disturbo emotivo relazionale.
I bambini o ragazzi con disturbi emotivi relazionali spesso nutrono scarsa autostima, assumono atteggiamenti oppositivi e di rifiuto, si sentono impotenti e spesso sperimentano ansia scolastica o ansia da prestazione e rabbia. Talvolta manifestano anche sintomi psicosomatici, quali nausea e mal di stomaco, mal di testa e disturbi del sonno.
Benché per un genitore non sia mai facile affrontare un momento di difficoltà del proprio figlio, vi consigliamo caldamente di rivolgersi al vostro pediatra e insieme valutare un'eventuale terapia o supporto psicologico, nel bene primario di vostro figlio.