La scelta del parto in acqua (o parto dolce) può essere una valida soluzione per alleviare il dolore.
Poter stare immerse in acqua calda durante il travaglio ha un effetto rilassante sul corpo della futura mamma e la aiuta a percepire meno dolore e ciò diminuisce la richiesta di altri interventi di anestesia. Inoltre questa modalità riduce la durata del travaglio stesso, ma gli studi non evidenziano diminuzione della durata della fase espulsiva.
Quali sono i vantaggi del parto in acqua?
- l’uso dell'acqua è un metodo non farmacologico per il controllo del dolore;
- l’acqua aiuta a rilassarsi: favorisce la produzione e il rilascio di endorfine (inibitori naturali del dolore);
- accorcia i tempi del travaglio e dà alla madre una maggiore sensazione di controllo sul proprio corpo;
- fa risparmiare alla futura mamma energie preziose;
- riduce la richiesta di farmaci analgesici e dell’epidurale;
- ammorbidisce i tessuti e riduce quindi la possibilità di lacerazioni perineali;
- riduce il bisogno di supplementazione di ossitocina sintetica;
- l’immersione agevola la libertà di movimento. Il bacino è quindi più mobile e ciò può favorire la correzione di eventuali malposizioni fetali e facilitare la discesa del feto nel canale del parto;
- l’immersione garantisce alla donna maggiore intimità, riduce le inibizioni e le paure e protegge dalle interferenze esterne.
Vantaggi ed effetti positivi anche sul bambino:
- la circolazione fetale migliora in acqua;
- nascere in acqua rappresenta un passaggio più graduale dalla vita intrauterina a quella extrauterina;
- i primi sforzi respiratori sono facilitati dall’umidità dell’ambiente acquatico;
- l’acqua calda aiuta a mantenere la temperatura del neonato e a prevenire l’ipotermia.
Chi può accedere al parto in acqua?
Le partorienti che vogliono accedere a questa possibilità devono rispettare alcune criteri:
- la gravidanza deve essere fisiologica (cioè non a rischio);
- la gravidanza non deve essere gemellare;
- la gravidanza deve essere a termine (37-41 settimane);
- il bambino deve avere la giusta presentazione cefalica (non podalica o trasversa);
- i test sierologici (come quello per HIV) devono essere risultati negativi per la salvaguardia degli operatori;
non ci devono essere in corso infezioni cutanee e febbre; - il travaglio deve essere ben avviato.
È invece impossibile scegliere questa modalità se si presentano i seguenti casi:
- gravidanza pre-termine;
- precedente emorragia post-partum;
- iperpiressia materna (febbre);
- necessità di monitoraggio cardiaco-fetale in continuo se non è presente un monitor fetale subacqueo;
- sanguinamento vaginale;
- parto-analgesia;
- liquido amniotico tinto di meconio;
- presentazione podalica.
Come è organizzato il parto in acqua?
- la vasca nella quale entra la donna è alta circa 70 centimetri ed è colma di acqua calda;
- durante il travaglio la temperatura dell’acqua è mantenuta intorno a 36°C mentre quando ci si avvicina all'espulsione aumenta a circa 37°C;
- durante il travaglio la futura mamma è libera di muoversi all’interno della vasca, a suo piacimento: può stare accovacciata, può galleggiare, può alzarsi, può uscire dalla vasca e rientrare se lo desidera, tutte le volte che ne sente la necessità;
- la futura mamma può, anzi viene spesso invitata, a bere e a uscire dalla vasca per fare pipì.
Le strutture che offrono questo servizio devono garantire accurati standard igienici delle vasche.
Sarà necessario uscire dall’acqua (sia in fase di travaglio sia di parto):
- su esplicita richiesta della partoriente;
- quando la comunicazione con la partoriente risulta difficile;
- in caso di segni cardiotocografici dubbi;
- se liquido amniotico si tinge di meconio;
- vi è un marcato rallentamento del travaglio;
- in presenza di sanguinamento vaginale;
- iperpiressia (febbre molto alta (oltre i 40 °C);
- difficoltà al disimpegno delle spalle;
- comparsa di qualsiasi anomalia.
Ci sono rischi per il bambino?
Il feto riceve gli anticorpi della madre ed è quindi adattato ai microrganismi materni. Quindi nascere in una vasca d’acqua che contiene gli stessi microrganismi (fra mamma e bambino) non comporta rischi.
L’adattamento del neonato all’ambiente acquatico è possibile grazie al diving reflex (o risposta all’immersione), un riflesso fisiologico difensivo che si attiva quando l’acqua entra in contatto con i recettori cutanei del volto: ciò determina un’apnea in posizione espiratoria con chiusura della laringe. Il riflesso ha la sua massima efficacia alla nascita, per poi scomparire intorno ai 4-5 mesi di vita, è inibito dal contatto con l’aria e ridotto o assente in condizioni di acidosi fetale. Il primo respiro avviene non appena il volto del bimbo esce dall’acqua.
E i futuri papà?
Informatevi presso la struttura nella quale partorirete se anche i futuri papà potranno entrare nella vasca … sempre che alla mamma questo faccia piacere e si senta a suo agio.